1. |
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Un sussulto inebriante sulle mani
lieviga la pelle soffice, petulante.
Gli occhi, negandone l'origine
si lasciano alla notte che
ti prende e poi ti strazia dentro,
ti colora,
immagina, mesce l'aria,
un onda che ti scioglie e poi
ti stringe il labbro, ti odia e poi adora,
ti tiene.
Alla Tua venuta è senza mani
la salita vorticosa verso l'aria,
fredda e umida,
vaga nell'oscurità un frammento irregolare
di aurea primordiale che
ti prende e poi ti strazia dentro,
ti colora,
immagina, mesce l'aria,
un'onda che ti scioglie e poi
ti stringe il labbro, ti odia e poi adora,
ti tiene.
Come sogno danzante, ti vedo. Io non ho mai toccato il cielo.
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2. |
L'abisso
06:11
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Allo spirito ornato che ti copre le spalle,
alla mano che muove il cielo e le stelle,
arde il mio canto ad invocar ragione
con mani conserte, in cella, in prigione.
Perché sai che l’abisso è un vortice amaro.
Assale le turbe, le veste di nero e dimentica quello che sono.
E piovessero afflati in barlumi di luce,
si disseti la brama, si alimenti la terra.
Arda il mio canto ad invocar ragione
con mani conserte, in cella, in prigione.
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3. |
Il muro
05:35
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Rinchiuso fu Bagliore dietro al muro
ed io a brucar la terra nero e oscuro,
più scavo per immettermi nel buco,
più il lercio sopra l'occhio mi fa cieco.
Perchè non so salire,
non posso scavalcare,
al peso del catrame io devo sottostare.
Se di ali mi munissi potrei scavalcare
e del fulgido raggio mi potrei rivestire,
ma non so penetrare.
Restavo di cemento dietro al muro
che al volgo non rivela il senso oscuro,
Ha un parto che riflette dalla roccia,
un velo amaro dipinto di parvenza.
Ma come d'improvviso,
vestita di sorriso,
Lei mi prese e mi invitava a goder dell'aldilà.
Qualunque essere vuol conoscere il principio
e di esso io mi rivestii.
Bene posso dire ora cosa vi trovai:
un vuoto colmo di Nulla.
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4. |
La serpe
05:14
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Avvinghiato al collo molle,
aspide cariata pronta a mordere,
tremante mi offrii folle
per il desiderio di contendere.
Abbandonate le fedeli catene,
maciullerò la tua testa,
dimenticando le mie pene,
sarai la mia tela mesta.
Avanti vermi e molluschi
abbiate fame del serpente!
Accorrete dai muschi
velocemente.
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5. |
Segue la notte
05:25
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Segue la Notte
pallido splendore
manto di corone e sirene.
Giunge la quiete
osceno silenzio
ruvido immenso.
Tra mille fuochi in emblemi incastonati
sono io la torcia più ardente
di ansietà infinita e niente più.
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6. |
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Ti dipingo parole sul volto
ed affronto la morte affondandoti gli occhi.
Oh, salpassi le onde temporali
mi ergerei a dio lungo i cieli, sui mari,
inondandovi di flutti,
evitando tutti i mali.
Tripudio sarà, le tue mani a ritmo di pioggia.
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Mathì Napoli, Italy
Mathì è un'idea poetico-musicale nata nel 2008. L'intenzione è quella di ricamare con note le suggestioni "metafisiche"
della poesia, sovrastare la realtà di immagini pure ed evocative fino a perdersi in esse.
Discografia:
2010 - Petali Ridenti (autoproduzione)
2013 - (in)quiescenza (Controrecords)
2016 - Figura (Octopus Record)
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